Marco Parolini | Biografia professionale
Sono un consulente aziendale con 20 anni di esperienza in progetti speciali di formazione dei team, dei giovani talenti e dei territori. Nel mio percorso “dall’Everest a Maranello” ho creato metodi originali di formazione esperienziale outdoor che sono stato chiamato a condurre in note aziende del nostro paese contribuendo alla loro storia di crescita.
Mi appassiona pensare che il lavoro di ogni persona sia anche l’occasione per realizzarsi, lasciando un segno positivo negli altri e nella comunità.
Sono uno dei pochi formatori italiani certificati come Outdoor Management Trainer. Tra i miei metodi formativi: MotyLab, il primo sistema di formazione esperienziale per motivare il team aziendale; JobTrainer, l’allenatore al lavoro dei giovani Millennials e Zoomer italiani; “Mestieri del futuro”, tour di 130 conferenze per oltre 6000 persone; IST© il modello di Impatto Sociale Territoriale d’Impresa tradotto in 12 piattaforme di innovazione da parte delle banche di Credito Cooperativo e di Enti pubblici; i Viaggi dell’Innovazione, il primo metodo on the road di formazione, nel cuore made in Italy dell’innovazione.
Sono nato a Vipiteno, a pochi chilometri dal confine con l’Austria, in un castello teutonico adibito ad ospedale. Questo aspetto mi qualifica momentaneamente come un “nobile decaduto”, ma mi sto impegnando a fondo per tornare a vivere in un castello.
“Si impara a scuola, ma soprattutto lungo la strada per andare a “scuola”.
Dopo l’infanzia trascorsa tra le mucche al pascolo e il profumo di resina degli abeti, mi sono trasferito in città dove ho sperimentato che ci sono maggiori opportunità educative ed esperienziali, ma che esse non bastano a soddisfare le proprie domande e la ricerca di una propria strada, originale e poco battuta.
Quindi in attesa di risposte, ho levato i panni del bravo liceale ed ho intrapreso la carriera universitaria che mi ha portato a conseguire il diploma di laurea con sopra scritto “Marco Parolini dottore in Economia Politica”. I più felici erano i miei genitori che finalmente potevano annoverare un dottore in famiglia. Anche mia nonna Bianca era molto felice e fu convinta fino all’ultimo che dietro il titolo di dottore si celasse un medico, dedito alla cura delle persone.
Nello stesso periodo universitario ho continuato a cercare soddisfazione nelle mie passioni che nel 1993 mi hanno portato in motocicletta ad attraversare e perdermi nel deserto del Sahara e poco dopo a dedicarmi ai piaceri dell’alpinismo: conquistando vette appuntite, trascorrendo “confortevoli” bivacchi notturni in una tenda al gelo, facendo levatacce antelucane, superando la mia zona di comfort e raggiungendo spesso quel momento inutile sospeso tra: “se fossi più prudente avrei già rinunciato e se fossi più audace andrei avanti”.
Rincorrendo i miei interessi, le mie passioni e la mia curiosità, stavo imparando un sacco e stavo costruendo, senza saperlo, la strada per il mio futuro. Insomma le cose che si fanno non sempre sembrano avere un senso al momento, ma questo senso è magico scoprirlo dopo, guardandosi indietro.
“Solo nel vocabolario la parola successo viene prima di sudore”. I risultati secondo Marco Parolini.
Le sfide sono una costante e vengono da lontano. A cominciare dalle vittorie nella corsa campestre, nel salto in lungo, nel trofeo di orienteering e nella gara di fondo quando ero un piccolo capo dei boyscout.
Oggi invece mi diverto nelle faticose competizioni di scialpinismo in alta montagna, spesso a fianco dei campioni (almeno sulla linea di partenza). Qui ho imparato tre cose: che è importante allenarsi con costanza, curare i minimi dettagli ma che a fare la differenza è soprattutto la nostra mente.
Un atteggiamento positivo è decisivo per perseguire i nostri obiettivi, superare la fatica e i momenti critici. Io per esempio durante le gare immagino la soddisfazione del momento in cui taglierò il traguardo e in cui lo speaker dirà: “Ecco Marco Parolini con uno strepitoso tempo di …!!!”.
Queste tecniche di comunicazione e motivazione si possono apprendere al percorso di formazione Practitioner di Programmazione Neurolinguistica. Una disciplina molto interessante che consiglio sempre di approfondire quando lavoro come coach nelle imprese, coi gruppi di manager e coi ragazzi.
Quella volta che: “il pallino di Marco Parolini per il marketing e la comunicazione”.
La massima aspirazione di un giovane appassionato di marketing e sport outdoor è quella di poter lavorare in una azienda che produce articoli sportivi. Per questo ricordo bene la determinazione con cui ho cercato di dare risposta a questo sogno dopo il Master in Comunicazione d’Impresa. Viaggi in Germania alle fiere di settore ISPO e Outdoor Friedrichshafen, creazione di un database di indirizzi di marketing manager e invio di centinaia di curriculum a tutte le aziende del settore.
Così ho sostenuto colloqui coi brand più noti a livello mondiale e infine ho coronato il mio sogno di lavorare a importanti progetti di marketing presso Montura, affiancando l’imprenditore Roberto Giordani, con Alberto Cenedesi al gruppo Head e con Mirco Massetti in Salewa.
A 8000 metri con Heiner Oberrauch.
Qui in Salewa un giorno fui chiamato ai piani alti, nella sala del campionario situata in una piramide di vetro con meravigliosa vista verso le montagne. Bisognava fare un singolare “test” alla nuova tendina d’alta quota appena prodotta. Mi aspettava un signore simpatico dal marcato accento tedesco. Insieme montammo la tendina gialla in un batter d’occhio e quindi ci sistemammo al suo interno coi sacchi a pelo.
Poi la testammo per bene simulando il vento. La tirammo per lungo e per largo, malmenandola come meglio potevamo. Molto divertiti concordammo insieme che era robusta e che aveva superato il primo test. Solo qualche tempo dopo scoprii che quel simpatico signore con cui avevo trascorso un intero pomeriggio in “alta quota” era l’imprenditore Heiner Oberrauch, il titolare della Salewa.
Una cosa memorabile: “Dall’Everest a Maranello”. La specializzazione di Marco Parolini nella formazione outdoor management training.
L’esperienza nella sport outdoor industry è stata fondamentale per imparare cosa è il vero marketing e come sono organizzate le aziende. Il processo formativo e di coaching invece lo avevo appreso molto bene nei due anni trascorsi come tutor all’Accademia di alta formazione della Camera di Commercio. Ma da tempo avevo in mente un altro progetto, che mi avrebbe allontanato dal lavoro dipendente per portarmi al lavoro intraprendente, ovvero ad avviare la mia startup di consulenza e formazione esperienziale outdoor.
Alla fine degli anni ’90, dopo una anno di progettazione nel dopolavoro, misi al mondo un percorso di formazione manageriale outdoor che denominai “Thin Air Management”. Ero partito dalla lettura del libro “Aria sottile” di John Krakauer e ne avevo ricavato un vero e proprio percorso di alta formazione dove i manager potevano apprendere le competenze tipiche della leadership attraverso la simulazione della scalata dell’Everest in ambiente di alta montagna.
Senza saperlo avevo messo il piede nel mercato della formazione outdoor e poco dopo sarei diventato uno dei pionieri di questo settore in Italia. Non pago di questo primo successo, decisi di specializzarmi per bene superando le selezioni del prestigioso e costoso Master di formazione Outdoor Management Training di Marco Rotondi, dando fondo ai miei risparmi, proprio nel mentre ero andato a vivere con Teresa ed eravamo in attesa della nostra prima figlia.
Ma il coraggio aiuta gli audaci e poco dopo ero già riuscito a raccogliere le prime commesse: ho condotto team building dalle Dolomiti, alle colline toscane, fino al mare di Montecarlo, con ogni tecnica: orienteering, arrampicata, ponti tibetani, rafting, zattere, barche a vela, teleferiche, subacquea, cooking, rescue team, walking, bivacchi, movie, ecc…
Formando dai capisquadra delle imprese edili fino ai top manager delle multinazionali. In una settimana sono passato dall’essere appeso in parete con 15 manager per una simulazione di soccorso alpino in Dolomiti ad immergermi con la subacquea per il recupero di un relitto dai fondali dell’Isola d’Elba.
Con uno staff da 4 fino a 15 collaboratori, composto da trainer, direttore scientifico, tutor e istruttori, MotyLab – outdoor training, oggi è tanto accreditata da essere scelta per formare i team a Maranello e come partner dei prestigiosi Master in Business Administration del CUOA e del MIP-Politecnico di Milano. Ed io sono stato chiamato a contribuire alle pubblicazioni di Marco Rotondi e Renato Di Nubila, le autorità nel campo della formazione esperienziale.
“Qui è pieno di giovani cappelloni che hanno solo voglia di fare bisboccia”: il primo colloquio di lavoro di Marco Parolini e il suo impegno di oggi nell’orientamento della Generazione Z al lavoro.
Il mio impegno più recente è di sostenere i Millennials e la Generazione Z nel disegnare il loro progetto di vita e professionale. Per questo ho studiato a lungo e ho creato il “JobTrainer”, un metodo educativo integrativo a quello tradizionale, destinato a ragazzi tra i 18 e i 35 anni. Questo metodo già è stato condiviso già da oltre 6000 ragazzi ed è volto a sviluppare quelle capacità e competenze soft ed emotive che sono richieste da subito in ogni lavoro.
Il titolo di studi è importante ma non è più sufficiente. I dati sulle performance occupazionali dei nostri ragazzi parlano chiaro. Quindi oggi penso ed insegno che non si impara più solo a scuola, ma soprattutto lungo la strada per andare a “scuola”. Cioè si deve imparare ad imparare dalle esperienze che viviamo ogni giorno.
Attraverso JobTrainer™ e I mestieri del futuro incontro giovani entusiasti di inseguire il loro sogno, trovare il loro lavoro, diventare i migliori professionisti di domani ed avere la vita più felice. E li accompagno passo dopo passo, ad imparare le competenze chiave per disegnare il loro progetto di vita, professionale o imprenditoriale.
Mentre faccio questo, ricordo il mio primo colloquio di lavoro col dott. Massimo Avon, il simpatico direttore risorse umane dell’Aluminium Company of America, che poco dopo sarebbe diventato il mio primo capo. Al termine del suo interrogatorio era compiaciuto di comunicarmi che sarei entrato a fare parte del suo staff e mi disse: “Bene dottor Parolini, sono molto contento di iniziare una collaborazione con lei. Lei è un ragazzo posato, responsabile e con voglia di lavorare. Perché sa, qui, spesso vengono a fare i colloqui dei giovani cappelloni che pensano solo a fare bisboccia”.
Fui felice della sua comunicazione e contemporaneamente sprofondai nella sedia di pelle su cui ero seduto: infatti solo il giorno prima avevo tagliato quei miei lunghi capelli che portavo da oltre dieci anni. Quel giorno imparai cosa è il Personal Branding.